Un nuovo senso della vita

Ricordo ancora perfettamente il mio arrivo alla Fondazione “La Sesta Città di Rifugio” la sera del febbraio 2016.

Era freddo, ma io non lo sentivo tanto ero impregnato della libertà appena riacquistata. Sono uscito dal carcere di Rebibbia alla rinfusa, avevo con me due bustoni grandi (quelli neri per la spazzatura) che mi avevano dato per portare via i miei effetti personali, e tanta voglia di normalità. Tutto era molto confuso, ricordo le diverse emozioni che si alternavano nella mente: come sarà? Chi incontrerò lì? Quando mi scrollerò di dosso il malessere del carcere? Ce la farò? Molti dubbi e poche certezze importanti: la libertà e padre Moreno Versolato; l’associazione di queste due cose, mi dava un senso di protezione.

Ho conosciuto padre Moreno in carcere attraverso la rete solidale dei volontari che con abnegazione e generosità affrontano le complicate situazioni del carcere. Dopo qualche incontro in sezione e la domenica alla messa per conoscerci meglio,  mi ha teso la sua mano .

Ero un relitto ambulante. Gli anni trascorsi lì avevano agito in modo disastroso sulla mia salute già cagionevole. Erano tanti i problemi da superare: non avevo un posto dove andare a vivere, dovevo curarmi perché mi aggravavo sempre di più, Il  magistrato esigeva un indirizzo dove poter espiare la condanna alternativa, come avrei potuto affrontare economicamente le spese?  Insomma i dubbi e i bisogni erano tali che la mia fiducia nel futuro era davvero incerta.

Non ci credevo….. cioè non ero abituato alla sincerità che avevo avvertito da subito conoscendo padre Moreno. Mi sono sentito immediatamente “accolto” come cristianamente si vuole intendere.

Fu schietto, disse subito cosa si aspettava da me e cosa avrebbe dato in cambio della mia sincerità. E sì, perché la sincerità è un’esigenza imprescindibile per la riuscita del percorso di rinserimento che andavo, con l’aiuto della Fondazione, ad intraprendere.

La sincerità di voler cambiare vita; la sincerità di affrontare un percorso nuovo; la sincerità di vivere in armonia in casa con gli altri e, soprattutto, la sincerità verso sé stessi di amare la vita che Dio ci ha donato.

Fu così che iniziò il mio percorso come ospite nella casa della Fondazione  “La Sesta Città di Rifugio” dopo aver accettato le regole e il progetto di vita: insieme programmammo il futuro che mi si presentava.

All’inizio e durante il soggiorno ho avuto la possibilità di organizzare e realizzare le cose di una normale vita quotidiana: la scelta del medico, il tragitto e i mezzi per spostarmi da casa, l’organizzazione della vita in comune e le faccende di casa con la ripartizione dei compiti di ognuno, gli incontri di gruppo e singoli con gli psicologi, le funzioni religiose intime e colme di fede, il giardino e le piante da curare, la preparazione insieme del cibo, lo scambio di idee, i consigli,  l’amicizia di Elvis che vive con gli ospiti e gestisce con padre Moreno la struttura; tutto questo e molte altre cose ho avuto il piacere di trovare presso la Fondazione.

Mi sono sentito da subito accolto: la pratica dei valori cristiani e civici è nella casa vissuta di concreto.  Tutti noi ospiti, ognuno in ugual modo, siamo stati seguiti nel percorso di reinserimento nella società dai soci e dai volontari amici della Fondazione. E’ l’amicizia uno dei valori maggiormente avvertito da noi ospiti; una delle esigenze fondamentali alla riuscita del percorso/progetto per padre Moreno è infatti la fiducia che ha come frutto una sincera amicizia.

La mia esperienza nella casa è stata il trampolino di lancio per una nuova vita fondata sui valori semplici. Ho capito qui infatti che nonostante gli sbagli fatti si può e si deve sempre esigere da noi stessi la semplicità delle cose che sono realmente importanti. E’ stato per me come vivere in famiglia circondato dall’affetto e dalle attenzioni di tutti loro.

Grazie di cuore, avete cambiato e dato un nuovo senso alla mia vita.

Rocco A.